Fondato a New York nel lontano 1892 da Arthur Baldwin Turnure, come quotidiano i cui contenuti volevano elogiare la classe borghese del tempo, ebbe un mutamento nel 1909 quando Condé Montrose Nast acquistò il quotidiano e lo rese un periodico bimestrale.
Da li a poco VOGUE sbarcò in Inghilterra e con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo stesso Nast decise di rendere autonomo il periodico creando la prima redazione fimata VOGUE UK.
Nel 1942 la rivista fu messa nuovamente in discussione con la morte del direttore Condé Montrose Nast , da questa data fu il collaboratore Iva Sergei Voidato Patcévitch a prendere le redini.
Nel 1972 la rivista, diretta per la prima volta da una donna, Grace Mirabella, diventò il mensile che oggi conosciamo dettando i fenomeni di costume in tutto il Mondo.
Diretto dal 1988 per quanto riguarda l’America da Anna Winthour , in Italia nello stesso anno da Franca Sozzani ,le quali , con il boom degli anni ’80, hanno dato battesimo alle nuove tendenze , alle modelle, gli stilisti, i fotografi, le dive per arrivare ai giorni nostri dove ancora restano il faro guida per tutti coloro che del fashion ne fanno una ragione di vita.
Una semplice rivista? non direi proprio, la definirei ” La bibbia del fashionista”.
Potrà sembrare profana questa definizione ma d’altro canto come non glorificarlo e celebrarlo.
Se si dovesse immaginare di coniugarlo ad una canzone sicuramente Madonna l’ha fatto con la sua irriverente Vogue del lontano 1990 e come non ricordare la celebrazione puntigliosa de ” Il Diavolo veste Prada” o la stessa Sara Jessica Parker , Carry per i fashionisti in “Sex And The City” la serie che racconta l’arrivo della protagonista a New York, la quale poteva rimanere senza mangiare ma non senza Vogue.